È davvero già ora di cambiare computer?

di Frank Stajano

Originariamente apparso su Minds & Bits n.3, Novembre 1993.
(c) dell'autore

Siamo ancora all'inizio dell'era dei personal, nonostante tutto, ed i progressi tecnologici sia hardware che software continuano ad essere più rapidi della nostra capacità umana di percepirli ed assorbirli. Per noi appassionati, per noi hacker, è una fase favolosa e terribile. Favolosa, perché il sogno irraggiungibile di ieri diventa la realtà di oggi. Ricordate, sinclairisti, quando dalle cassette dello Spectrum passammo ai mitici microdrive, con ben 85 K online? E poi, un paio d'anni dopo, avevamo l'Atari ST con i suoi floppy che non solo tenevano 10 volte tanto, ma costavano anche 10 volte di meno. Favolosa, dicevo, perché quello che oggi è fantascienza domani sarà sul nostro tavolo. Che medioevo sarebbe, se fossimo in una fase di stasi in cui la stessa architettura di computer dura per vent'anni... magari invece dello Spectrum o del 486 avremmo un calcolatore da far invidia al Multivac asimoviano, però sarebbe sempre lo stesso, con "soli" 512 terabyte di RAM, e la non-ancora-esistente interazione a onde mentali non potremmo far altro che desiderarla, senza però vederla concretizzarsi negli annunci patinati del BYTE di due anni dopo. Invece ora... è vero che appena ieri avevamo solo un ST e che l'oggi ridicolo Macchintoshino bianchennero 68030 con l'hard disk da 40 mega sembrava una Rolls Royce, ma è anche vero che pochi anni dopo possiamo senza problemi permetterci un 486 molto più veloce, FPU integrata e con uno schermo a 256 colori largo più del quadruplo. Il bello di questa fase, insomma, è che possiamo vedersi realizzare i nostri più selvaggi sogni di hacker.

Ricordate, quando Clive Sinclair vendette la Sinclair all'Amstrad, che si faceva un gran parlare del suo progetto segreto, l'incredibile ZX Spectrum Loki? Quel favoloso computer con lo Z80H, che sarebbe andato a più del doppio della velocità dello Spectrum, che avrebbe avuto (udite udite) suono digitale e persino l'alta (sic) risoluzione (320x200) con i pixel singolarmente indirizzabili; e che, soprattutto, invece di costare 2000 sterline come il mitologico ma proibitivo Amiga (leggasi "Amiga 1000 quando non si chiamava ancora 1000 perché era l'unico modello esistente"), ne sarebbe costate solo 200? Ebbene... è bastato aspettare nemmeno un paio d'anni e questo computer che noi tutti sognavamo è effettivamente venuto fuori, prezzo compreso. È cambiato solo il nome - Amiga 500 invece di Loki... Peccato solo che ormai anche questo "computer di sogno" sia oggi considerato solo un giocattolino, per di più anche un po' limitato. E questo ci porta al rovescio della medaglia. Siamo in una fase favolosa ma anche terribile.

Terribile, perché siamo sottoposti a una continua tentazione. Il 586, che poi hanno deciso di chiamare Pentium, è una belva che, a quanto dice un recenteBYTE, persino come server di rete è quasi sottoutilizzato. L'Alpha, il processore più veloce del mondo (a quanto diceva l'edizione 1993 del Guinness dei primati, ora certamente superata) è una bestia a 64 bit e 150 MHz con un alettone di raffreddamento grande come mezzo cubo di Rubik (lo dico perché lo ho visto, in ufficio la mia seconda workstation è un tower con un Alpha dentro). Eppure, fra non molti anni, i prezzi saranno tali che anche nella più umile segreteria si farà girare un normale word processor su processori molto più veloci ed efficienti degli attuali Pentium ed Alpha... E questa è una tremenda condanna per noi hacker, un canto delle sirene a cui è difficilissimo resistere. Come si può non desiderare un Pentium, un Alpha, un PowerPC, il giorno in cui aprendo una qualunque rivista le pubblicità ci sbattono in faccia l'offerta di una piastra madre a 300 MHz e 64 mega di ram per sole 600 mila lire? Mentre appena ieri, a fine '93, per una workstation professionale con l'Alpha come la mia chiedevano almeno venti milioni?

Siamo in una fase terribile, perché qualunque sia il computer che compriamo, anche se costa più di un'automobile, fra tre anni sarà diventato "appena appena passabile", e fra cinque sarà decisamente un bidone. E quindi, se da una parte siamo costretti, dalla nostra passione e dal fatto che tutto il mondo si sta spostando e non vogliamo rimanere indietro, a cambiare il nostro computer con uno più nuovo, dall'altra dobbiamo renderci conto che stiamo spendendo dei soldi a fondo perduto, che ciò che compriamo oggi avrà valore di mercato pressoché nullo nel giro di brevissimo tempo. E questo è ancora più vero con il software, che non solo costa tantissimo ma diventa obsoleto ancor più rapidamente dell'hardware. Tutto ciò senza contare l'altra condanna, quella dell'investimento mentale: aver imparato l'assembler dello Z80 o le chiamate di sistema dell'AmigaDos per doverle buttare via al successivo aggiornamento di computer.

Secondo me, dunque, bisogna fare molta attenzione a non cadere nella spirale del "terribile"; e, nello stesso tempo, è importante trovare il modo giusto di approfittare del "favoloso" e di lasciar vivere la nostra passione, visto che si tratta di una parte importante di noi. Qualche idea:

Il computer è il nostro giocattolo. Un po' costoso, magari, ma è così che è giusto considerarlo, secondo me. A volte (molto raramente) si riesce a usarlo in modo economicamente proficuo, ma generalmente va considerato un'attività economicamente in perdita. Come, per dire, il giardinaggio. Ciò non toglie che lo spendere soldi in ciò che ci dà soddisfazione sia una delle cose più sagge che si possano fare.



Articolo scritto nel 1993. HTML scritto a mano il 1996 08 14.